Il 2020 è un anno “speciale”: l’OMS lo ha dedicato agli Infermieri e a noi Ostetriche; “speciale” come il 5 maggio, in cui ricorre la Giornata Internazionale dell’Ostetrica. Essa è occasione propizia per ripensare alla nostra professione, una professione che ha a cuore la salute delle donne, dei bambini e delle famiglie/coppie.
Nell’immaginario collettivo l’ostetrica è colei che assiste al parto. In realtà questa professione abbraccia tutte le fasi della vita della donna, infatti offre anche educazione alla sessualità, riabilitazione del perineo, progetti di screening oncologici e accompagnamento al climaterio/menopausa.
La peculiarità dell’ostetrica è quella di creare, mantenere e promuovere salute, lavorando sulle risorse delle donne e delle famiglie. Grazie ad una corretta informazione, favorisce la consapevolezza sulle “buone pratiche”, migliorando gli outcome di salute e lavorando sulla prevenzione.
Cosa vuol dire essere ostetrica ai “tempi del Covid”?
In primis significa trovare spirito di adattamento e rispettare norme di sicurezza e distanziamento sociale, a cui si contrappone il desiderio di rimanere vicine alle donne e famiglie. Le ostetriche sul territorio hanno riorganizzato il lavoro e, grazie alle tecnologie odierne, offrono corsi di accompagnamento alla nascita on-line e video chiamate per le consulenze. Le donne in gravidanza e travaglio trovano sempre porte aperte e sguardi che le accolgono. Gli aspetti fondamentali della nascita, come il pelle a pelle, la promozione dell’allattamento al seno e il sostegno della persona di fiducia sono stati protetti, nonostante le difficoltà organizzative e le rigide regole imposte per la sicurezza delle cure. Sotto a mascherine, occhiali, e guanti batte sempre lo stesso cuore di ostetrica.
Concludiamo con le parole che una neomamma ci dedica oggi, parole che ci toccano profondamente e ci confortano in un momento così difficile e di paura: “le ostetriche sono gli angeli custodi delle donne e della nascita”.